St Barth Cata Cup 2016 di Rapini-Lamante

La nostra St. Barth 2016
Ci ritroviamo coinvolti in questo evento straordinario quasi per gioco, e la nostra seppur alta aspettativa sottovalutava l’esperienza indescrivibile che abbiamo vissuto!
Il primo giorno sistemiamo la barca, un bel C2 noleggiato che si trova sul lato opposto dell’isola, quindi siamo costretti ad effettuare subito il trasferimento. Prendiamo il mare soli, con un certo timore. Non conoscendo né la zona né il catamarano, decidiamo di navigare di conserva (e chi ci ha mai navigato in oceano con un F18!). Le onde sono lunghe e alte, il mare è blu scuro e non mancano scogli e reef, però una volta rotto il ghiaccio ci divertiamo un sacco. Arrivati alla baia di St Jean ci uniamo alla flotta in allenamento e subito ci rendiamo conto del livello e della difficoltà di spingere al massimo con quell’onda.
La prima sera apprezziamo anche l’aspetto “mondano” dell’evento, con “cocktails no limits” nelle location più “in” dell’isola, musica di alto livello e subito amicizia con molti altri equipaggi. Unici italiani presenti, abbiamo anche l’onore di esporre il tricolore alla presentazione.
Eccoci al primo giorno di regata all’una di pomeriggio con vento sui 15. Al breafing viene sfoggiata una bella cartina di tutta l’isola, piena zeppa di “Mark”. Primo giorno, giro dell’isola! Si inizia col botto, subito con la “long distance”! Il percorso è molto articolato, fra boe, isolotti, scogli, segnali speciali, e quasi mi scende lo sconforto. Fotografiamo la mappa con le indicazioni, cerchiamo di memorizzare quanto possibile, ma è subito tempo di andare in acqua! La partenza è subito tirata con 55 barche agguerrite, come quelle delle regate a bastone. Fatte le prime boe, nella baia, si fa rotta bordeggiando di bolina sulla zona nord dell’isola, quella sopra vento e con scogliere a picco, dove le onde che si infrangono, e tornando indietro formano un mare incrociato decisamente impegnativo, che tutti chiamano “the washing machine”. Finalmente lo superiamo, ed ora bordeggiando di spi si scorre l’altro versante doppiando isolotti e boe contro il sole prossimo al tramonto. L’ultimo tratto è tutto di bolina con onda formata. Il rientro è con il sole ormai tramontato e gli occhi pieni di sale. Purtroppo ci becchiamo ben 106 punti non scartabili per una boa non girata correttamente (non l’abbiamo proprio vista!), che ci penalizzerà di abbondanti 10 posizioni in classifica finale. In serata, stanchi e un po’ delusi, ma ancora pieni di entusiasmo, ci godiamo la cena “fusion” e musica live al Nikki Beach offerta da uno degli sponsor. Il livello dell’intrattenimento è notevole. Secondo giorno di regate con 12-15 nodi di vento, bellissimo raid in una zona dell’isola che ormai abbiamo a mente. In partenza ci massacrano, ma piano piano recuperiamo. Iniziamo a prendere confidenza con la barca e con l’onda. Ci divertiamo da pazzi, e questo è quello che conta! Dopo pranzo subito in acqua per il secondo raid del giorno con percorso più lungo e tecnico. In partenza usciamo alla grande, ma è tutto da rifare con bandiera nera. Partenza dignitosa, due belle tirate di traverso con spi e due al trapezio, regatiamo benino chiudendo con un 33.
Altra serata di festa, con cena e musica live. E’ una vita dura quella che si vive da quelle parti…!
Terzo giorno di regate con vento in diminuzione sui 10/12 nodi, peccato perchè ci sentiamo più in forma e abbiamo iniziato a conoscere meglio la barca e l’onda. All’interno della baia di St. Jean il vento è parecchio instabile per direzione è intensità. Partiamo bene, decidiamo di allungare a sinistra verso l’esterno della baia fin quasi alla layline alla ricerca di vento meno bucato. La strategia paga, e grazie ad una striscia di vento pulito e rotazione di 10° a sinistra, arriviamo direttamente in boa velocissimi. All’approccio della boa siamo primi per un pelo, ma mure a sinistra rispetto a 3 barche in layline di destra lanciatissime sulla boa, non c’è spazio per virare sotto e prendere la boa, quindi decidiamo di sflilare e di virare comodi sulla poppa del terzo. Bella soddisfazione!
Col morale alto, anche se il risultato finale non rende proprio giustizia alla nostra regata, a causa di un paio di “problemini” di manovra… affrontiamo un’altra bella serata di festa.
Purtroppo arriva l’ultimo giorno di regate. Il tempo, soprattutto quando ci si diverte, passa sempre troppo in fretta! La prova della mattina consiste in una regata con percorso “tipo slalom” nelle acque antistanti la baia. L’unico problema è che la partenza questa volta è di lasco! Panico! E chi l’ha fatta mai! Il nostro imperativo era non farci male e non fare danni, però si sa che quando si è immezzo si fa inevitabilmente a sportellate e gomitate per trans agonistica ed adrenalina, l’importante era non avere nessuno davanti da infilzare e soprattutto non farsi infilzare da dietro! E che ve lo dico a fare…? Quello che immaginate sia successo in barca (tutti mure a sinistra) è comunque poco…! Per fortuna nessun danno, e regatiamo anche dignitosamente divertendoci da pazzi.
Pausa pranzo, sempre al Nikki Beach, e ultimo briefing. Stavolta è previsto un bel raid con arrivo a Gustavia (dall’altra parte dell’isola), dove si trovano i container per ricaricare le barche. Il percorso è meraviglioso, articolato e bello lungo; il vento attorno agli 8-10 nodi, il cielo azzurrissimo, il mare quasi calmo. Regatiamo bene, ormai abbiamo iniziato a conoscere il posto e a capire dove c’è il vento migliore! Continui ingaggi in una lunga battaglia di virate e strambate quasi sempre in sincrono con i vicini competitors. Nel passaggio del capo, punto delicato della regata, decidiamo di “incollarci” ad un bravo equipaggio locale, che ci guida in un bordeggio tutto sotto costa quasi a raschiare la roccia. La strategia non è proprio “nobile”, ma funziona perché riusciamo a scalare una decina di posizioni! La barca va e ci divertiamo davvero!
Stravincono il trofeo due ragazzini francesi giovanissimi, davanti ai big del catamarano mondiale.
La sera, al solito Nikki Beach, vengono effettuate le premiazioni, proiezioni di foto e video, si cena, si ascolta ottima musica, ma aleggia una certa malinconia… Questa esperienza è giunta al termine.
Ci resteranno ricordi che non si possono descrivere con parole o fotografie. I colori, il verde di un vivo incredibile, l’azzurro di tutte le gradazioni, il blu profondo, il bianco della schiuma sulle rocce, il sale negli occhi che fa male, il vento caldo e umido che allieta giorno e notte e che gonfia instancabile le vele, persone straordinarie che hanno organizzato un evento come meglio non saprei immaginare, i tanti campioni conosciuti, con la loro simpatia, disponibilità ed amicizia, ed un nuovo modo di regatare di cui ci siamo innamorati: il raid!

Andrea ed Antonino

Foto video e news sul sito ufficiale stbarthcatacup.com

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